Incontro con Paola Bottero
Uscendo dalla taverna Pepy’s, la sera del 25 marzo, dopo la piacevole serata in compagnia di Paola Bottero organizzata dalla nostra presidente, Antonella Calarco Laganà, mi sono chiesta quale fosse stato l’argomento della conversazione tra la nostra relatrice e noi socie. Giornalista su carta, radio e video, scrittrice, recentissima di esperienza come editore, la dott.ssa Bottero è molto più di una abile comunicatrice. Se dovessi sforzarmi di trovare una definizione, utilizzerei empowerment, un esperimento di presa di coscienza delle potenzialità che l’approccio “femminile” può portare alla società attuale, storicamente e socialmente legata ad approcci direttivi e verticali. La proposta della Bottero consiste nell’applicare un atteggiamento “femminile” basato su feedback e circolazione del messaggio alla vita quotidiana, approccio attuabile in qualunque campo, professionale, sociale, normativo e politico. Se il modello basato su canoni “maschili” (direttività e disposizione verticistica) sul quale storicamente si fondano la totalità delle società civili, ha portato alla condizione mondiale attuale, risulta lecito una rivalutazione dello stesso e un tentativo di ricorso all’approccio “femminile” da sempre relegato al genere femminile e considerato perdente per vicende storiche ed antropologiche. Nella opinione della nostra ospite, più o meno condiviso dalle astanti, l’errore interpretativo è stato quello di dicotomizzare gli approcci al sesso biologico e allo status sociale dei due generi, mentre sarebbe auspicabile che si riprendesse in considerazione un approccio ”femminile” anche da parte chi “femmina” non è, poiché esso prescinde dalla condizione biologica. Dovrebbero essere proprio le “femmine” ad iniziare ad applicare questo modello, proprio coloro che risultano più penalizzate in qualunque campo da un approccio direttivo e che spesso, loro malgrado, sono state costrette ad accettarlo e ad applicarlo pur di sopravvivere in una società che ancora non rende