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I reati da codice rosso interclub con RC Conegliano V. Veneto e Soroptimist

La Dott.ssa Piera de Stefani, Magistrato Coordinatore GIP del Tribunale di Treviso, ci ha intrattenuto sul tema “I reati da codice rosso tra esigenze di tutela delle vittime e allarme mediatico”. In Italia non esiste un ordinamento penale specifico che disciplina la violenza di genere. Per questo è stata istituita la legge del “codice rosso” che inasprisce le pene e introduce nuove fattispecie di reato: la diffusione illecita di immagini, o video sessualmente espliciti (revenge porn); la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti; la costrizione o induzione al matrimonio; la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. È un provvedimento che velocizza le procedure a tutela delle vittime e rivelato necessario a seguito di fatti pubblici particolarmente gravi che sono stati amplificati dal fenomeno mediatico. Il clamore mediatico non porta a conseguenze positive: può essere danneggiata ulteriormente la vittima o la stessa persona presunta colpevole del reato. Da qui la difficoltà di un giudice a dover decidere sulle misure cautelari. L’invito della relatrice è di denunciare le violenze, ma porre anche attenzione alle conseguenze della diffusione mediatica che complica la procedura e può portare ad altri reati. C’è infatti un tale aumento di denunce conseguenti che mette in difficoltà il personale giudiziario da sempre insufficiente.